E c'è la tv che mi infarcisce sempre le serate di carrambate strappalacrime, di abbracci con rincorsa, di gridolini e occhioni luccicosi. "La mia mamma! La mia mamma! Ti rendi conto?! Non la vedevo da sei mesi..."
In questi giorni per me fanno sei anni.
Non ricordo più il suo profumo, né il suono della sua voce. Com'è possibile?
Sei anni volati, ché se mi giro indietro torno ancora ad avere la fretta di finire quel libretto universitario. A vagare per l'ospedale cercando perchè negli sguardi sempre più evasivi dei medici. A costruire il mio futuro di lavoro, sogni, amore e a non capire quando ci sarebbe stato lo strappo - che ci sarebbe stato lo sapevo, ma quando, avrei fatto in tempo a, avrei potuto concedermi tempo per.
Poi una telefonata e non uno strappo: uno tsunami.
Ricordo tutto di quell'ultimo giorno: sospiri al telefono, risatine isteriche, angoscia. Ricordo la telefonata successiva, quando oramai chiedere a mio padre se sa fare un massaggio cardiaco era solo un ennesimo modo per essere la figlia efficiente, organizzata, che sa sempre cosa fare tranne rassegnarsi e lasciarsi andare alla realtà.
Testa sotto la sabbia che rovescia un'intera spiaggia tirandosi su a respirare.
Rimorsi, rimpianti, rabbia, senso di incompiuto.
Chè sono sei anni che ho dentro miliardi di miliardi di parole che credevano di poter essere ancora dette, e invece no.
Invece c'è silenzio e un muro che mi risponde quando la cerco.
C'è quella casa che mi ricorda bambina e dove vedo ancora lei nelle sue faccende mentre sento il pianto di un marito solo.
Ha bisogno di lei, IO ho bisogno di lei. Non ero abbastanza grande da poterne fare a meno, né lo sono ora... nè credo che lo si possa essere mai, eppure è così, è accaduto e sta accadendo e posso solo arrabbiarmi, niente di più.
Ma dopo sei anni mi accorgo che la mia testa perde pezzi.
La prospettiva del resto della vita senza di lei mi toglie il respiro.
(Scusate la paranoia)