Basta, basta, basta.
Mi sono svegliata in un lago di sudore e cercando a tastoni la sveglia che aveva interrotto un magico e angosciosissimo amplesso con il mio non-ex.
Un amplesso nel quale lui era più bello che mai, più virile ed elegante che mai, ed io tremendamente in imbarazzo per quella che sono diventata, con palate di ciccia molle addosso e la sensazione di non piacergli più una volta raddoppiato il mio volume. E lui che invece mi teneva e rigirava come un fuscello e non si parlava pur se nella mia testa mille domande si affrettavano a distrarmi, prima fra tutte quel "ma non sei felice con tua moglie?" non detto ma al quale lui rispondeva sicuro: "perchè non abbiamo mai provato a sentirci una coppia?". E ricordo, vivida, accecante, la sensazione di volere un figlio da lui, lì, in quel preciso momento.
Io lo odio.
Correggo: mi odio.
Ho cercato di costruire per lui e il suo ricordo (e rimpianto, sì) una stanzetta abbastanza confortevole nel marasma dei miei pensieri. Ho cercato di murarla affinchè non avesse voglia di andare a zonzo. Ho cercato di convincermi che nessuna donna sana e razionale può desiderare di sentirsi il suo oggetto personale e sentirne poi la mancanza. Ho provato ad augurargli buona vita senza calcolare che ce l'ho con lui, con quel suo sfacciato sorriso d'altri tempi, con le sue mani dolci, con quell'adorarmi così privato e... ingestibile.
Sì, ce l'ho con lui. Mi catturò e mi fece credere di essere libera ma ogni volta che mi allontanavo tirava i fili della ragnatela per farmi tornare da lui, senza capire che mi allontanavo perchè ero convinta di non essere importante.
Due idioti, io e lui. Due parallele che hanno scantonato, han fatto *spam!!* una contro l'altra e si sono tagliate la strada per un po'.
E ora io ci provo ad andare dritta, sì, ma... certi sogni non devono farmi girare la testa indietro.